Cos’è il rischio diversificazione e come gestirlo

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Uno dei concetti più importanti quando si parla di investimenti è la diversificazione.
Spesso viene citata come la regola d’oro della finanza personale, ma pochi sanno davvero cosa significa e come applicarla.

Il problema è che anche la diversificazione porta con sé un rischio: il cosiddetto “rischio diversificazione”.
In questo articolo vedremo cosa significa, perché non basta “comprare un po’ di tutto” e come costruire un portafoglio bilanciato nel 2025.


Cosa significa diversificazione negli investimenti

La diversificazione consiste nel distribuire i propri soldi tra strumenti diversi (azioni, obbligazioni, ETF, liquidità) per ridurre l’impatto di eventuali perdite.

👉 Esempio: se investi tutto in un’unica azione e quella azienda fallisce, perdi il 100%.
Se invece diversifichi in 100 aziende diverse tramite un ETF, anche se una va male, il portafoglio complessivo regge.


Il lato nascosto: cos’è il rischio diversificazione

La diversificazione riduce i rischi, ma non li elimina del tutto.
Il “rischio diversificazione” si presenta quando:

  • Si diversifica troppo poco → rischi di concentrare il capitale in pochi strumenti.
  • Si diversifica troppo → hai talmente tanti strumenti che il rendimento si appiattisce, diventando simile a un indice generale.
  • Si diversifica male → strumenti diversi solo in apparenza (es. due ETF che replicano lo stesso indice).

Tipologie di diversificazione

Diversificazione per asset class

Azioni, obbligazioni, liquidità, immobili, oro.

Diversificazione geografica

Investire in mercati diversi: Europa, USA, Asia, Paesi emergenti.

Diversificazione settoriale

Tecnologia, energia, sanità, beni di consumo.

Diversificazione temporale

Investire a rate (PAC) invece che in un’unica soluzione, per ridurre il rischio di entrare “nel momento sbagliato”.


Come gestire il rischio diversificazione

1. Evitare la concentrazione eccessiva

Mai mettere oltre il 10–15% del capitale in una singola azione o settore.

2. Usare ETF globali

Gli ETF come MSCI World o ACWI offrono già diversificazione in centinaia di aziende e Paesi.

3. Bilanciare azioni e obbligazioni

La proporzione dipende dal profilo di rischio:

  • Conservativo → 30% azioni, 70% obbligazioni.
  • Bilanciato → 50/50.
  • Dinamico → 70% azioni, 30% obbligazioni.

4. Ribilanciare il portafoglio periodicamente

Ogni 6–12 mesi verifica se un asset è cresciuto troppo rispetto agli altri e riequilibra.


Errori comuni nella diversificazione

  • Comprare troppi ETF simili pensando di diversificare, ma in realtà replicano lo stesso indice.
  • Evitare del tutto il rischio: diversificare non significa non rischiare, ma ridurre l’impatto delle perdite.
  • Ignorare i costi: più strumenti hai, più commissioni potresti pagare.

Esempio pratico di rischio diversificazione

  • Mario compra 10 ETF diversi, ma 6 di questi replicano aziende USA tecnologiche. Crede di essere diversificato, ma in realtà ha concentrato tutto nello stesso settore.
  • Lucia invece sceglie un solo ETF MSCI World e un ETF obbligazionario globale: con due strumenti ha una diversificazione reale ed equilibrata.

Collegamenti con altri articoli

  • Azioni o ETF? Differenze e cosa conviene a un principiante
  • PAC vs investimento unico: cosa conviene di più?
  • Rischi comuni negli investimenti e come evitarli

Conclusione

Il rischio diversificazione non è tanto il rischio di diversificare, ma di farlo male o in modo eccessivo.
La soluzione sta nell’equilibrio: scegliere pochi strumenti ben selezionati, che coprano asset class, aree geografiche e settori diversi.

Nel 2025 gli ETF globali rendono la diversificazione più semplice che mai.
La regola è chiara: meglio pochi strumenti giusti che tanti strumenti inutili.

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